Artisti in Lucania

Tricarico



MICHELE PICARDI

 

 

Michele Picardi, nato a Tricarico (MT) il 24/12/1952 ed ivi residente in Via Rocco Scotellaro, 44.
Autodidatta, da sempre ha avuto una passione per l'arte pittorica.
I colori usati, sono in parte acquistati, in parte creati con polveri e terre.
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PERSONALE DI PITTURA NELLA TORRE NORMANNA
Tricarico li 08/08/2004

Mario TRUFELLI

Vi dirò, sto vedendo adesso, come si dice, dal vivo cioè uso un termine che usiamo noi giornalisti della RAI, li sto vedendo dal vivo perché non ho avuto l’occasione di guardare da vicino le opere così come sono state realizzate perché quando c’è la riproduzione fotografica l’opera o viene esaltata o viene deprezzata ed io ho visto in questa riproduzione che ho avuto perché venivano da internet mi pare che c’erano questa forte caratterizzazione, questa densità del colore soprattutto quando riguarda le nature morte, e vi dirò, perché non dirlo, che rimasi un po’ sorpreso ed anche un po’ incredulo, quando Michele mi chiamò e mi disse, io dipingo e dipingo perché mi è venuto questo grande desiderio e questa grande voglia di dipingere e mi considero un dilettante.
E io guardai le sue opere dalle riproduzioni che mi arrivarono tra le mani e vidi che c’era soprattutto, in queste opere di Michele, un gran bisogno di dipingere, in questa dichiarazione sentii un gran momento di onestà non solo umana ma anche intellettuale, cioè che qualcosa di genetico continua a vivere in lui e fu così che fui rigettato all’indietro nel tempo capii che c’era un filone anche tra me e lui e qualche altra persona, con suo padre, Carmine questo amico con cui ho passato momenti straordinari della mia giovinezza, questo amico che con le assonanze, o con le intelligenti dissonanze, dava le armonie, ci offriva le armonie attraverso il tocco dell’organo e in questa pittura ci sono anche quelle armonie che nascono da una condizione familiare, che è un fatto nativo, non si diventa pittore, poeta o artista, se non si ha dentro qualcosa anche se si ha 40 anni, Goghen divento grande pittore a 50 anni, Michele ha cominciato a capire in età più o meno adulta, Michele è geometra lavora coi numeri, con le cifre, guardando la terra guarda gli uomini le situazioni umane che gli stanno attorno, e Michele ha capito ad una certa età che poteva dipingere quelle cose e quei fatti che gli davano emozioni, lui diciamo che con tutti gli organi alla pari (cuore, cervello, anima) e con i colori e i pennelli Michele è riuscito a mettere insieme, questa è l’emozione che ha dato a me, quando ho visto i quadri, che mi ha mandato riprodotti da internet, con una grande forza pittorica che ci convince, le rappresentazioni di una terra che è la sua, la nostra, la mia con un profondo gusto per le vocazioni e qui ci sono le testimonianze, ci sono i ritratti, i paesaggi le nature morte che mi hanno colpito di più.
Ma di lui, diciamolo pure, nulla è occasionale, ogni cosa che dipinge, nasce da una precisa intuizione, lui insegue la sua vocazione pittorica che non è mai tardiva, c’è sempre un tempo per vivere, per fare, per realizzare delle cose, e queste cose le dipinge in un clima non certo da scoprire, Michele non scopre nulla, non è il pittore straordinario che arriva e porta una tecnica nuova, una sua evoluzione, una sua evolutività nel mondo dell’arte, però mostra questo grande piacere di vivere, di godere.
I suoi quadri tra nature morte e paesaggi dalla cadenza espressionistica, parlo delle nature morte, e i suoi paesaggi quasi surreali o magici racconta con dovizia di particolari, con colori spesso grassi e squillanti atmosfere che con tocchi anche un po stupiti consegna alla favola perché Michele è nato in una terra in un paese dove la favola ha avuto sempre un peso determinante, siamo nati noi stessi dalle favole grazie a queste i nostri genitori ci hanno fatto nascere la capacità di saper coniugare in simbiosi il paesaggio e la vita.
Così che le composizioni toccano un timbro lirico non manca mai nelle opere di Michele, in alcune opere quel timbro lirico che giova a chi si avvicina per la prima volta a queste opere ed è la sensazione che ho avuto anch’io guardandole, Michele lavora in letizia ed ho scoperto che lavora per la gioia di dipingere lo conferma la letizia che lo coinvolge, quella forza di essere mediterraneo che è congeniale, che è comune a tutte quelle persone che parlano, che scrivono del proprio paese, della propria storia, degli amici.
Lo emoziona un gesto, il colore di un frutto maturo, torniamo al paesaggi, perché tutto questo per Michele è vita, un senso della vita molto semplice ma molto intenso che uno avverte, in queste opere, e Michele me lo consentirà, il figlio di Carmine, l’ansia del pittore di voler rendere la materia col colore così acceso ed intenso, accessibile e fruibile, non ci sono interpretazioni di testa, ci sono interpretazioni autentiche di quello che si vede,si capisce e si percepisce e qualcuno gli ha lasciato un segno, qualcuno gli ha lasciato qualche traccia, lui è riuscito a seguire e a far tesoro di quei segni e di quelle che qualcuno gli ha lasciato, un nostro grande amico non lucano ma amico della lucania e di Tricarico quel Mario Polidori del quale ricordo un ricordo indelebile che seppe stupire ai suoi tempi con la grazia e la genialità seppe stupire i critici ed estimatori d’arte, e Michele ha fatto tesoro degli insegnamenti di Mario, ha fatto tesoro di quello che Mario gli faceva capire soprattutto quando ha dipinto il suo paese, i personaggi del suo paese, ma soprattutto della sua nativa capacità di raccontare, e per questo che ti faccio tanti auguri.
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Articolo da "IL QUOTIDIANO" del 20 agosto 2004
Sta riscuotendo apprezzamenti la mostra dell'artista tricaricese
LE TELE ONIRICHE DI PICARDI
La personale è ospitata nella Torre normanna.
articolo di Michele SANTANGELO.
Nature morte con frutta ed oggetti realisticamente definiti, immersi in una atmosfera caravaggesca, a volte onirica, contraddistinguono il corpus più consistente delle opere che Michele PICARDI propone da qualche settimana al pubblico dei suoi concittadini, attraverso la mostra personale fa presso una sala della Torre normanna.
Protagonista della mostra è Picardi, artista autodidatta nato nel 1952, è stata aperta la settimana scorsa dal poeta e giornalista Mario Trufelli, tricaricese anche lui, e dal presidente della Provincia Carmine Nigro, attento in questo periodo a tutte le manifestazioni culturali che vanno svolgendosi nel territorio.
Michele Picardi, di professione geometra, ha sempre coltivato la passione per la pittura, come del resto alcuni altri componenti della sua famiglia. Una passione scoperta già da ragazzo, fin dagli anni della scuola della scuola media - come egli stesso ammette - quando ebbela fortuna di avere come insegnante di disegno Mario Polidoro, velente pittore ed incisore che ha lasciato numerose opere nella città.
I quadri esposti in questa antologica mostrano il percorso pittorico di un artista che pur dipingendo nei ritagli del tempo libero consentitogli dal lavoro e dagli impegni familiari, ha saputo dare continuità e coerenza ai suoi lavori.
A molti amici ed estimatori è sembrato giusto che Michele li facesse conoscere al pubblico ed agli, accogliendo l'amichevole rimprovero che è "inutile dipingere senza che nessuno possa vedere i quadri realizzati", ha accettato di sottoporsi al giudizio del pubblico, dedicando l'esposizione a suo padre organista della cattedrale, scomparso un anno fa.
Almeno a giudicare dal numero dei visitatori che in questi giorni salgono sulla Torre per apprezzare le sue tele, si può davvero dire che gli amici dell'artista avevano ragione.
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PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA DI PITTURA DI MICHELE PICARDI IN OCCASIONE DELLA FIERA DEL MEDIO BASENTO A GARAGUSO SCALO.

Garaguso Scalo 01/12/2007

Vincenzo MAIDA
Premetto che non sono un critico d’arte anche se non è la prima volta che immeritatamente vengo invitato a presentare una mostra di pittura.
Per taluni aspetti questo però può anche essere un vantaggio poiché mi pone nelle condizioni di esprimere senza alcuna mediazione teorica le impressioni che ricevo dai colori posti sulla tela e dalle relative rappresentazioni.
E devo dire che quando ho visto i quadri di Michele Picardi a torto o a ragione ho avuto subito chiaro il suo linguaggio e mi è sembrata immediatamente leggibile la decodificazione della sua arte pittorica.
La semplicità della lettura non significa che sia una pittura né semplice, né banale, anzi dalle tonalità dei colori utilizzati, dai tratti del pennello, dalla capacità di farci entrare nell’atmosfera dei suoi quadri, si evince una professionalità ed una maestria che non sono frutto di improvvisazione ma presuppongono una capacità innata ed uno studio professionale.
Desta ancor più meraviglia il fatto che Michele Picardi abbia ripreso a dipingere all’ inizio del 2000 dopo circa 20 anni di fermo, determinato da contingenze lavorative. Si tratta di un periodo abbastanza lungo e chi si cimenta con l’arte sa quanto sia difficile riprendere senza la manualità e la creatività inevitabilmente ne risentano, soprattutto considerando che ci troviamo di fronte ad un autodidatta, anche se ha potuto contare su validi Maestri.
Per entrare nel merito delle sue tele quello che più colpisce è la capacità dell’autore di partite da oggetti, figure, paesaggi reali, di rappresentarli curando le linee, le sfumature, le ombre, e nello stesso tempo di reinventare il tutto in una dimensione che qualcuno ha definito onirica, ma che io sento di dire senza esagerare che in alcuni momenti è metafisica.
È questa qualità di superamento della materia, questa capacità di assemblare le cose ed i colori in modo tale da conferire agli oggetti, alle figure, ai paesaggi una dimensione molto più intensa della pura e semplice rappresentazione quello che allontana Michele Picardi da qualsiasi tentazione neo-realistica o impressionistica per proiettarlo verso forme più intense di rappresentazione.
Senza alcuna esagerazione sento di dire che le emozioni trasmesse dalle sue tele appartengono all’ambito d’una spiritualità che definirei pagana.
Intendendo con quest’ultimo termine una religiosità che parte dalla materia, dalle cose, dall’esistente per elevarsi all’immaterialità, dal visibile all’invisibile, dalla banalità del quotidiano agli orizzonti suggestivi dell’eterno, prefigurando quindi altre dimensioni dell’esistente.
L’invito dunque a Michele Picardi a proseguire nella sua ricerca e l’augurio di cogliere i riconoscimenti che merita.